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Con le foto di questa settimana, noi di polaroiders vogliamo approfittare per ringraziare Silvia Holgamydear per la sua collaborazione e la sua amicizia e ancora per farle i nostri più sinceri auguri per il suo matrimonio e la sua nuova avventura oltreoceano! Ti auguriamo tanta felicità, tanto amore, tanti sorrisi e tante polaroid !!!

Queste le foto di questa settimana!

 

Skate elav bowl 2014 © Cristian Gelpi

Untitled © Lucio Volpe

Lift Metafisico © Silvano Peroni

Senza Vento © Gudo Lu

Terrace/Puglia © Gianpiero Fanuli

 

Image

qui ad alta risoluzione

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di Alan Marcheselli

ANNUNTIO VOBIS GAUDIUM MAGNUM: HABEMUS COLORE ( 8X10”)! Si lo ammetto, suona irriverente, ma sono davvero felice di parlarvi delle nuove pellicole 8X10”.

Diciamo che la scatola, una volta aperto il pacco di spedizione, mi ha lasciato alquanto stupito, infatti invece che trovarmi la classica e per altro comodissima scatolona nera Impossible ho trovato il pacco delle Polaroid 803, il primo pensiero è stato … “see magari !”.

All’interno un nuovo bugiardino, molto piu curato di quello che venne dato ai Pioneer in occasione dei test delle Silvershade, fiducioso accetto la proposta del bugiardino di tarare il mio esposimetro a 400 ISO che poi è in soldoni la vera natura delle PX680 da cui queste nuove pellicole 8×10, a mio avviso, hanno attinto negativo ed emulsione, anche se onestamente il mio calcolo personale è attestato a 480 ISO.

Preparazione sala posa, luci, modella e primo scatto, insensibile al suggerimento di attendere 40 minuti per vedere la prima immagine, dopo averlo lasciato nel cassetto della sviluppatrice per 5 minuti metto il primo scatto all’interno di un sacchetto di carta nero a cui ho praticato dei fori in un forno ventilato a 50°C e … magia: in soli 10 minuti ho il mio scatto bell’ e sviluppato, certo ha una forte dominanza rossa data dal calore, ma mi rendo già conto che la pellicola è fantastica e rispetta i 400 ISO dichiarati.

Lo scatto successivo lo lascio riposare per circa 1 ora e il risultato è molto più omogeneo del prededente, senza dominanti rosse, ma con il bianco del fondale che, nonostante i flash, tende al giallo.

Poi la pazza idea: recupero alcune piastre di ghisa ( tre per la precisione) e ne lascio una a temperatura ambiente, una la porto a 50°C e un’altra a -4°C; poi una volta realizzato il terzo scatto e averlo lasciato svluppare per circa 5 minuti lo metto a faccia in giù su un panno di feltro nero e gli sovrappongo la piastra in ghisa a temperatura ambiente, sulla prima piastra metto quella a 50°C e a fianco quella a – 4°C dvidendo così l’immagine in due porzioni tagliate da una diagonale.

Ho lasciato il tutto fermo per circa due ore e quando ho rimosso tutto il materiale l’immagine aveva sviluppato varianti rosse nella parte esposta al calore e blu in quella esposta al freddo estremo.

Capisco che a livello pratico questo gioco possa non essere interessante, ma mi permette di confermare che la pellicola sviluppa in forma neutra a circa 18/22°C, mentre tende al rosso/arancio alle alte temperature che però accelerano lo sviluppo e al blu con le basse temperature che, ovviamente, ne rallentano i tempi di sviluppo.

Poi, giusto per non farci mancare niente, il primo scatto è stato “liftato” su carta cotone: il distacco del positivo dal negativo è meglio farlo ad alcuni giorni di distanza dallo scatto ( 4 o 5 è l’ideale), il positivo rimane sporco di emulsione che va lavata via con una spugna morbida, acqua fredda e sapone liquido per piatti; se si è veloci e l’acqua è bella fredda se ne ricava anche una bellissima trasparenza, se invece non si elimina l’emulsione bianca il lift-off tenderà a strapparsi non appena essicato.

Concludo semplicemente dicendo che queste PQ Colorshade Pioneer sono davvero delle ottime pellicole da banco ottico, attendo ora con curiosità la versione definitiva.

Ecco gli scatti:

© Alan Marcheselli

© Alan Marcheselli

Wool fields 02

© Alan Marcheselli

Wool fields 03

© Alan Marcheselli

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di Matteo Capaia

Ho finalmente trovato un po’ di tempo, per chiudere per quanto prima, il capitolo riguardante le mie osservazioni su alcune caratteristiche delle pellicole Impossible Project, iniziato lo scorso Febbraio, “viraggi del colore e galassie in avvicinamento #1″.
Le fotografie mostrate in questo secondo post, sono state acquisite mesi fa e in questi giorni ho riacquisito le stesse per avere un idea della resa temporale, dopo essermi preoccupato di averle ben conservate. Mi sembrava corretto far passare una discreta quantità di tempo (e soldi), per descrivere delle variazioni significative.

Oramai si è discusso fino alla noia di cosa si riesce o non si riesce a ottenere con queste pellicole, così amate e allo stesso tempo bistrattate e siccome, per quanto mi riguarda, non ne posso più di sentir parlare dei troppi difetti, eccessivi costi in rapporto alla riuscita degli scatti, uso artistico, bande diversamente esposte, Pod difettivi e porzioni mancanti, funghi porcini etc, etc, dò il mio piccolo contributo pubblicando alcuni miei risultati, cercando di essere il più onesto e imparziale (Im)possibile.
E chi si è visto si è visto.

Premessa: Le condizioni di conservazione sono state le medesime per tutte le fotografie di questo post e le scansioni sono state eseguite, come al solito, al meglio delle mie capacità, con gli strumenti che ho a disposizione.

Nota bene: Se si notano alcune differenze, nei livelli di luminosità delle cornici è solo perchè non ho avuto tempo e voglia di correggerli, l’importante era la visualizzazione il più fedele possibile dell’immagine al suo interno, confrontata con l’originale, illuminata uniformemente con una sorgente di luce alogena. Visualizzo le fotografie su un Monitor Apple calibrato e correggo le immagini scansionate con profili colore Adobe RGB(1998).

Tutte queste istantanee sono state impressionate con fotocamere folding Polaroid sx70 e slr680, senza l’ausilio di flash, usando luce al tungsteno oppure luce naturale e con un range di temperature comprese all’incirca tra i 10-25°C.

Elenco di seguito i tipi di pellicola da me provati, escludendo le ultime arrivate px125 color shade, che non ho ancora usato e quelle della serie PZ, siccome non possiedo il sistema Spectra.

PX100 e PX600/UV+ (06)
Tra tutte le pellicole Impossible, le monocromatiche sono sempre state le mie favorite; purtroppo ho subito danni consistenti con queste ultime. Molte istantanee carine, che potevano essere considerate accettabili per qualche progetto, non possono più essere presentate essendosi deteriorate; ne rimangono solo le copie digitali, che di certo non possono avere lo stesso peso delle originali. Tra l’altro, dopo qualche tempo non ho potuto più recuperale trasferendole su carta, a causa dell’invecchiamento della chimica di sviluppo.

Alcuni risultati che ho ottenuto con le px100:

prima

dopo

(altro…)

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